Come articolare il sistema di difesa dell’Europa? Quale ruolo affidare all’Unione Europea nella definizione di tale sistema? Sono questi alcuni degli interrogativi fondamentali a cui l’arena politica internazionale non ha ancora saputo dare chiaro indirizzo a partire dall’immediato secondo dopoguerra. La costruzione di un sistema di sicurezza proprio all’Unione europea ha infatti incontrato finora ostacoli fattuali e resistenze politiche, che nel corso del tempo hanno reso la prospettiva di una difesa comune agli Stati membri una sorta di tabù.
Nella convinzione che l’Unione Europea debba rafforzare la propria leadership internazionale per far fronte al dinamismo delle sfide del XXI secolo, si è reso necessario indagare e comprendere a fondo il processo di integrazione in materia di sicurezza e difesa tra i Ventisette. La questione della difesa dell’Unione europea apre infatti a problematiche e opportunità, a complessi equilibri che intrecciano le dimensioni politica, istituzionale, economica e militare. Il presente progetto di studio ha pertanto voluto esplorare il processo di integrazione militare europea nella sua complessità, cercando di delineare tanto le necessarie premesse di carattere storico, quanto gli aspetti di tipo giuridico-istituzionale, per poi evidenziare gli sviluppi più recenti, che all’indomani dello scoppio del conflitto russo-ucraino assumono ancor più rilievo politico.
È quindi centrale nello sviluppo di questo sintetico elaborato l’approfondimento delle scelte politiche e degli equilibri internazionali che hanno contribuito alla definizione dell’attuale sistema di difesa del continente europeo, figlio del fallimento dei progetti di difesa comune durante il bipolarismo e del nuovo rapporto tra l’Unione e la NATO in seguito al suo superamento. Dal punto di vista giuridico si delinea invece una ‘babele istituzionale’, in cui all’effetto paralizzante del metodo intergovernativo si affiancano complessi meccanismi di flessibilità, crisi di legittimità e un’eccessiva proliferazione di attori ed organi istituzionali, elementi che inevitabilmente indeboliscono un operato comunitario in materia di sicurezza e difesa già limitato sul piano delle competenze.
La recente evoluzione della politica di sicurezza e difesa comune dell’Unione e l’istituzione di nuovi fondi e strumenti in dotazione agli Stati membri permettono infine di comprendere meglio la reazione europea all’invasione russa dell’Ucraina e la trasformazione di alcuni equilibri politici e militari nel continente. L’analisi delle numerose e profonde divergenze tra gli Stati membri in materia di sicurezza lascia quindi spazio a qualche dovuta considerazione circa la definizione di un’autonomia strategica propria all’Unione e le prospettive future di una difesa comune europea.
Infine, nella consapevolezza che i temi trattati in questa tesi sono stati oggetto di ben più ampie e approfondite ricerche di settore, la motivazione che ha stimolato tale studio risiede nella convinzione che l’attuale periodo di crisi nella politica internazionale imponga all’Unione un’accelerazione verso l’integrazione nella difesa tra gli Stati membri, anche attraverso una rivalutazione delle tesi federaliste, per scongiurare il rischio che l’Unione sia destinata ad essere “un gigante economico, un nano politico e un verme militare”.