La nostra Patria Europa

10 Dicembre 1951

De Gasperi, Schuman e Adenauer a Strasburgo in occasione del vertice dell’11 dicembre al Consiglio d’Europa.

De Gasperi e «l’occasione che passa»

Nell’estate del 1951, le elezioni politiche fecero registrare la crescita considerevole delle forze anti-europee all’interno dell’Assemblea Nazionale francese. Tormentata da problemi interni, dalla guerra d’Indocina e dallo spauracchio di un rafforzamento delle posizioni tedesche in Europa, la Francia restò molto scettica di fronte alle prospettive d’integrazione in ambito sia europeo, che transatlantico, come emerse dai dibattiti parlamentari del dicembre 1951. Il Ministro degli Affari Esteri, Robert Schuman, annotò per un discorso da pronunciarsi proprio all’Assemblea Nazionale che, in merito alla Germania, le parole della politica francese erano « encadrer, contenir », inquadrare e contenere.

De Gasperi perseguì invece con decisione la strada dell’esercito europeo, come presupposto fondamentale per la realizzazione di una futura Unione federale. La sua scelta fu ribadita con determinazione il 10 dicembre del 1951 davanti all’Assemblea del Consiglio d’Europa a Strasburgo, dove si recò su richiesta di Schuman.

Il discorso che pronunciò è da considerarsi centrale per la sua politica europeista. De Gasperi illustrò le ragioni alla base della necessità di dar vita a una federazione europea, tracciando il percorso da seguire per raggiungere l’obiettivo e invitando i paesi membri del Consiglio a cogliere «l’occasione che passa e che non tornerà più» (Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi).

Il giorno successivo, nella riunione dei sei Ministri degli Affari Esteri per la “Conferenza dell’esercito europeo”, che si tenne sempre a Strasburgo, De Gasperi propose formalmente che la Comunità di difesa fosse dotata fin dal principio di un organo a carattere parlamentare, secondo il “Piano Pleven”.

«Alcune dichiarazioni di mio padre fatte durante la seduta dell’11 dicembre – scrive la figlia Maria Romana – rivelano la sua costante preoccupazione di lasciare alla gioventù non solo l’inizio di un lavoro concreto, ma soprattutto un’eredità ideale che potesse restituire a questo impegno politico il suo vero valore ideale umano»

«Si presenta ora il problema dell’esercito europeo, […] uno stabile ponte fra nazioni, separate spesso, nel passato, da un abisso, nel quale precipitò tutta l’Europa. L’approvazione non mancherà se questo ponte sarà solidamente gettato e appoggiato sui pilastri del consenso popolare e costituirà veramente il vincolo fra nazioni libere ed eguali. Per creare questo ponte è dunque evidente che il primo e il principale pilastro deve essere un corpo eletto comune e deliberante, anche con attribuzioni di decisione e di controllo limitate a ciò che è amministrato in comune, e dal quale dipenda un organismo esecutivo collegiale.

Il secondo pilastro sarebbe formato da un bilancio comune, che tragga in parte considerevole le sue entrate da contributi individuali, cioè dal sistema di tassazione. La storia ci insegna che la forma di contribuzione degli Stati, come sistema esclusivo per sopportare spese comuni, può provocare pericolose divergenze e contenere germi di dissoluzione. Non è poi così difficile per ciascuno Stato devolvere il prodotto di un monopolio o di un’imposta d’altra natura a profitto del bilancio comune.

Questo sistema mi sembra costituire un minimo necessario perché questo progetto ottenga l’approvazione dei Parlamenti ed il consenso delle popolazioni. Quando questo esercito, così organizzato e amministrato, sarà inserito nella NATO, secondo il voto della Conferenza di Roma, noi avremo raggiunto l’unione di tutte le forze difensive e nel medesimo tempo avremo creato, all’interno, un nucleo federale che sarà la garanzia più sicura della nostra solidarietà democratica. È vero che ognuno di noi ha nel suo paese problemi che lo incalzano da tutti i lati, è vero anche che alcuni potrebbero desiderare di proseguire quest’opera in altri settori più facili, ma ciascuno di noi sente che questa è l’occasione che passa e che non tornerà più. Bisogna afferrarla ed inserirla nella logica della storia».

(Discorso di De Gasperi all’Assemblea del Consiglio d’Europa, Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi)

«L’Italia è pronta a trasferire ampi poteri a una Comunità europea purché questa sia democraticamente organizzata e dia garanzie di vita e di sviluppo. Non nega che vi possa essere un periodo transitorio, ma ritiene necessario che nel momento in cui il trattato verrà presentato ai Parlamenti, sia già chiaramente affermata la volontà di creare istituzioni politiche comuni, che assicurino la vita dell’organizzazione. Riconosce che l’organizzazione politica e integrata dell’Europa non si potrà realizzare subito, ciò nondimeno stima che è necessario avere fin dal principio la sicurezza che questa organizzazione a un certo momento prenderà vita. Se si trasferisce tutto l’esercito a un potere europeo, bisogna che i Parlamenti e i popoli sappiano in che maniera questo potere sarà organizzato, come gestirà le sue attribuzioni e come sarà controllato. È per questo che considera la presenza di una Assemblea nell’organizzazione europea come essenziale; è necessario che nella Comunità europea esista un corpo rappresentativo, questo potrà anche essere formato mediante delegazione di poteri da parte dei Parlamenti nazionali».

(Discorso di De Gasperi alla “Conferenza dell’esercito europeo”, Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi)

Memorandum della Delegazione italiana alla Conferenza per la CED

De Gasperi e il progetto di federazione europea