La nostra Patria Europa

11 Marzo 1949

De Gasperi con il Presidente americano, Henry Truman, e il Segretario di Stato, Dean Acheson, nella storica visita a Washington del gennaio 1947.
il Ministro degli Affari Esteri italiano, Carlo Sforza, firma il Patto Atlantico.

De Gasperi, il Patto Atlantico e «l’Europa nuova»

Nel gennaio del 1949, De Gasperi e Sforza de­cisero di procedere verso l’adesione italiana all’Alleanza Atlantica. Nella seduta dell’11 mar­zo 1949 alla Camera dei Deputati, De Gasperi chiese ai parlamentari l’autorizzazione a procedere nelle trattati­ve. De Gasperi continuò nella difesa della sua linea al Senato durante la sedu­ta del 27 marzo. La votazione finale favorevole all’ingresso dell’Italia nell’Alleanza Atlantica fu certamente il risultato della sua abilità politica.

«Quando lo trovai al termine del discorso semisdraiato su un divano di Palazzo Madama – ricorda la fi­glia Maria Romana – era stanco, ma tranquillo. “Andrà bene”, mi disse». L’Italia venne quindi ammessa alle ultime riunioni preceden­ti la firma del trattato, avvenuta a Washington il 4 aprile aprile.

«È un patto di sicurezza, una garanzia di pace, una misura preventiva contro la guerra. Nessun Paese o blocco di Paesi fino a quando non avrà mire aggressive ha nulla da temere da esso. L’Italia, che si trova malauguratamente sulle linee strategiche fatali dei possibili conflitti mondiali, si assocerà a tutti gli sforzi per evitare una nuova e irreparabile sciagura. Con tale spirito intendiamo partecipare all’elaborazione della formula definitiva del trattato che sottoporremo poi all’approvazione delle due Camere. Contemporaneamente due altri avvenimenti richiamano la nostra attenzione: la prossima firma del trattato per l’unione doganale italo-francese, trattato elaborato col concorso di parlamentari e di tecnici che verrà poi sottoposto all’approvazione dei due rami del parlamento; e l’imminente elaborazione, a Londra, dello statuto dell’Unione europea in cui noi porteremo la nostra tradizione parlamentare e democratica, tendente all’elettività della rappresentanza, dalla quale un sistema federale auspichiamo nasca un giorno e nella quale riporteremo anche il nostro spirito realizzatore e costruttivo, che preferisce decisioni della più vasta e volenterosa concordia, le sole capaci di superare in modo fecondo eventuali contrasti particolaristici, creando così quell’atmosfera fiduciosa dell’Europa nuova che i più alti spiriti d’Italia hanno sempre sognato. Con tali sentimenti di collaborazione leale, ci accingiamo a quest’opera di ricostruzione europea, che, per mutare, ha un solo supremo bisogno: la pace».

(Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, I legislatura, Discussioni, pp. 6768-6770 e 6774-6777)

«O accessione al Patto Atlantico, che in ogni caso esiste al di fuori di noi, o neutralità. La neutralità armata, cioè difesa, è impossibile per la nostra insufficienza finanziaria. Anche per la neutralità i mezzi dovrebbero venire dall’America e l’America ci aveva risposto che voleva la collaborazione. Ma chi ci aiuterebbe mai se posti innanzi all’invito di accedere a una solidarietà collettiva ci fossimo rifiutati egoisticamente di respingere ogni rischio comune? Ma nessuno!».

(Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, I legislatura, Discussioni, pp. 6534-6544, 6569-6570, 6573-6577)

De Gasperi e l'unità dell'Europa

Nascita del Consiglio d’Europa