La nostra Patria Europa

14 aprile 1950

Solidarismo cristiano e unità dell'Europa

Il 14 aprile 1950, De Gasperi intervenne al convegno organizzato a Sorrento da “Nouvelles Equipes Internationales”, associazione che riuniva personalità e partiti politici d’ispirazione democratico-cristiana in ambito europeo. Nel suo discorso, De Gasperi sottolineò in particolare l’importanza di fondare l’unità politica dell’Europa sull’eredità spirituale, culturale e valoriale del cristianesimo, che avrebbe assicurato la coesione necessaria al mantenimento della pace e alla difesa di democrazia e libertà. De Gasperi, inoltre, identificò nel “solidarismo cristiano” il principio e il modus operandi su cui basare la ricostruzione economica post-bellica supportata dal Piano Marshall, in antitesi alla “lotta di classe”.

«Un altro esempio è la svalutazione, che apparve come un atto di egoismo economico. Io credo che in questo atteggiamento si trovi la questione principale: non si è facilmente disposti ad una unione che comporti la necessità di adattamenti. Eppure è necessario trovare una mediazione tra i due sistemi. Essa non si può trovare che nel solidarismo cristiano. Non lotta di classe, ma controllo per arrivare ad un trasferimento di una parte della proprietà e del reddito alle classi non abbienti e lavoratrici; conservando tuttavia la molla dell’iniziativa privata.

Noi accettiamo senza riserve il metodo democratico anche per la difesa dei diritti di classe, perché essi sono i diritti dell’uomo; ma i diritti dell’uomo sono fondati sul diritto di Dio; ecco dunque che noi possiamo dare un contributo fondamentale all’unificazione dell’Europa. Noi possiamo accettare un dirigismo moderato in Europa e anche nel mondo, noi che siamo per una giustizia sociale temperata dalla preoccupazione della libertà, nel sistema democratico. Noi possiamo pensare da europei; ma vogliamo inquadrare questo pensiero nel concetto universale del cristianesimo.

Se possiamo pure superare le frontiere delle Chiese e anche della cristianità, è perché la nostra vocazione è universale, così come è universale la redenzione e la nostra speranza nella Provvidenza, la quale governa il mondo intero.

Dobbiamo fare presto. Purtroppo c’è ancora la liquidazione della guerra; ci sono i trattati di pace da fare. Per questi non ho naturalmente una soluzione da proporre; ma quando c’è la volontà, c’è la possibilità. Io rivolgo un amichevole appello ai nostri amici di Francia e di Germania; io li prego di fare presto e di vedere lontano. Bisogna superare le barriere del passato in nome del futuro europeo, in nome della salvezza comune. […]

In questi giorni, nelle montagne qui vicine, sono andato a visitare le antiche chiese di Ravello, della Repubblica di Amalfi, ho visto i segni di antiche civiltà, ho visto come le civiltà si sovrappongono e si integrano. Quando noi parliamo di civiltà occidentale non ignoriamo che i limiti fra civiltà occidentale e civiltà orientale, sono di per sé anche costituiti da differenze politiche attuali, ma sappiamo pure che scaturisce da una sola fonte che governa l’Europa e l’America. Non la ignoriamo certo, ma diciamo: che cosa vale; a che cosa varrebbe questa trasformazione di regimi e cambiamenti territoriali, a che cosa varrebbe, se domani tornassero in Europa le guerre? Che valore avrebbe il senso sostanziale della civiltà chè l’applicazione nella realtà sociale del principio evangelico, se non riusciamo a rendere giustizia al povero, se noi cattolici non applicassimo lo spirito del Vangelo?

Io spero dunque che in queste vostre riunioni, oltre alle formule unificatrici delle risoluzioni, avrete riconfermato nel vostro spirito che una cosa sola è essenziale. Questa sola esige tutti i sacrifici, questa sola esige i compromessi, esige compromessi personali, familiari, nazionali. Questa cosa è il senso unitario del consorzio umano, questo senso di fratellanza universale, al di sopra delle nazioni e della politica, che è l’eredità e il patrimonio del cristianesimo».

(“Il Popolo”, 15 aprile 1950)

L'Europa e la difesa della pace

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