Il menu fluttuante rende più piacevole l'interazione tra gli studenti e il sito. Aumenta l'usabilità e l'attrattiva della pagina.
Nessun docente trovato
Il 17 marzo 1948, Regno Unito, Francia e paesi del Benelux (Olanda, Belgio e Lussemburgo), stipularono quello che divenne noto come Patto di Bruxelles. Il trattato, firmato nella capitale belga, fu promosso dal Ministro degli Esteri inglese, Ernest Bevin, come allargamento dell’alleanza che Londra e Parigi avevano sottoscritto a Dunkerque il 4 marzo 1937, con l’obiettivo di dar vita a un sistema di autodifesa collettiva.
L’Italia non venne però inclusa nel Patto, sia perché permanevano riserve di natura politica da parte degli stati contraenti, che per le riserve dello stesso Governo italiano. Il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, riteneva infatti prematuro prendere nuovi impegni in ambito militare per un Paese che doveva ancora superare le elezioni politiche che ne avrebbero determinato la scelta democratica. Inoltre, l’adesione al Patto avrebbe reso necessaria la revisione del trattato di pace, che lasciava l’Italia nella posizione di nazione sconfitta. D’altro canto, la prospettiva europeista faceva già parte della visione degasperiana della politica estera, come dimostra l’adesione all’Organizzazione Europea di Cooperazione Economica (OECE), considerata una priorità irrinunciabile dal Governo italiano.