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Dopo la riunione di Strasburgo, i sei Ministri degli Affari Esteri per la Conferenza dell’Esercito europeo si riunirono a Parigi dal 27 al 30 dicembre 1951. De Gasperi propose che l’Assemblea, oltre alla funzione di organo della comunità di difesa, avesse anche quella di «terminare entro sei mesi dall’inizio della sua attività, il progetto di costituzione federale o confederale» (“Il Popolo”, 1 gennaio 1952), come dichiarò alla stampa italiana ed estera il 31 dicembre al suo ritorno a Roma. Ai giornalisti, spiegò che il vertice di Parigi era servito per dare al testo del trattato un’impronta più marcatamente federalista rispetto alla bozza precedente, con l’inserimento d’impegni precisi e scadenze al fine di garantire lo sbocco federale. Era il preludio di quello che diventerà l’articolo 38 del Trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa.
Con la stampa, De Gasperi si era già soffermato a Parigi sulla visita effettuata il 29 dicembre al Supreme Headquarters Allied Powers Europe (SHAPE), durante la quale elogiò il Generale Eisenhower, Comandante supremo della NATO, perché «convinto della necessità di unificare l’Europa» (“Il Popolo”, 29 dicembre 1951).
«Non si tratta di fare uno dei soliti trattati di non aggressione fra due Stati, ma soprattutto un trattato di pace fra gli Stati europei. Questo è il problema principale: impedire, attraverso la costituzione di una federazione o confederazione europea, che si determinino nuovamente, ad esempio, motivi di attrito e di revanche tra la Francia e la Germania, sarebbe già un grande risultato. Ma il nostro trattato si propone una mèta più alta; esso sarà un trattato di pace perché poggia su uno strumento di pace, perché è garantito dal fatto che i Paesi membri hanno un esercito in comune. Questa mèta è tanto alta che merita ogni nostro sforzo e il conseguirla potrebbe da solo chiudere la nostra attività come generazione politica. Non si tratta poi soltanto di impedire la guerra fra noi ma anche di formare una comunità di difesa, che abbia a suo programma non di attaccare, non di conquistare, ma solo di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno in odio a questa formazione dell’Europa unita. L’altro scopo è di allargare la comunità dei beni, dei mercati, del lavoro, compito gigantesco, invero. Non è possibile trovare la soluzione dei nostri problemi nell’ambito nazionale, ed occorre trovare nuovi sbocchi, acquistare uno spazio di vita. Questi sono sforzi legittimi».
(Dichiarazioni di De Gasperi alla stampa italiana ed estera, “Il Popolo”, 1 gennaio 1952)