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La Francia, a partire dal novembre del 1948, fu impegnata con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna nel tentativo di riabilitazione della Germania. Washington e Londra agivano nella duplice veste di membri dell’Autorità Internazionale della Ruhr e di Alti Commissari residenti sulla collina del Petersberg, cui spettava la responsabilità, fra l’altro, della politica estera di Bonn. Parigi era d’accordo con gli statunitensi circa la costituzione di uno Stato tedesco occidentale, ma aveva bisogno di ottenere controlli e garanzie sui modi e i tempi della reintegrazione dell’economia tedesca.
In questo contesto, nella primavera del 1950, Jean Monnet, responsabile dall’immediato dopoguerra del piano di modernizzazione dell’economia francese, e i suoi collaboratori elaborarono un progetto che avrebbe permesso alla Francia di ottenere il carbone tedesco a condizioni vantaggiose e di controllare la rinascita della siderurgia della Repubblica federale nel quadro di un’ipotesi politica che avrebbe restituito a Parigi l’iniziativa in campo europeo. Si trattava di riprendere il tema dell’Unione Europea, ma con un’importante novità: il passaggio dalla cooperazione all’integrazione “funzionalista” e graduale, su di un piano sovranazionale. A buon diritto, il Cancelliere tedesco, Konrad Adenauer, vi riconosceva la realizzazione delle sue idee degli anni Venti e dell’immediato dopoguerra sullo stato della Ruhr.
Monnet riuscì a convincere il Ministro degli Affari Esteri francese, Robert Schuman, della validità di questo progetto, che avrebbe consentito, secondo Adenauer, di raggiungere l’unità tedesca «né con una guerra, né al prezzo della nostra libertà». I due uomini agirono quasi clandestinamente per superare le resistenze interne ed esterne. Monnet individuò una linea di compromesso fra il desiderio della Francia di continuare a controllare la Germania e lo sforzo di quest’ultima per ottenere pari diritti e autonomia.
La ricerca di un rapporto diretto con Bonn, scavalcando la tradizionale politica di intesa con Londra, rappresentò la via di uscita da questa difficile situazione e permise a Parigi di guadagnare in un colpo solo una posizione di forza sia agli occhi tedeschi che a quelli statunitensi. Il “Piano Schuman”, che recepiva il progetto elaborato da Monnet, reso noto dal Ministro degli Affari Esteri francese il 9 maggio 1950, rappresentava, quindi, la conclusione di un lungo negoziato avviato fin dalla nascita dell’Alleanza Atlantica.
L’Italia non prese parte al negoziato e l’esistenza del “Piano” fu comunicata dallo stesso Schuman all’ambasciatore Quaroni poco prima del suo pubblico annuncio. Questi osservò: «È indiscusso che si tratta di una proposta rivoluzionaria […] È indubbio che è la prima cosa seria che sia stata proposta in materia di unificazione, non solo economica, ma anche politica dell’Europa». Ricevuta la proposta francese, De Gasperi e Sforza aderirono senza esitazioni; anzi, non avendo potuto dare alcun contributo in fase di elaborazione del progetto, il Governo italiano fu il primo ad annunciare la sua adesione di massima e ad accettare la procedura, voluta da Monnet, di sottoscrivere subito un comunicato congiunto tra gli aderenti con cui si accettavano i principi sui quali si sarebbe basato il futuro negoziato. «Sin dal primo giorno – osservò in seguito Adenauer – c’era la chiara tendenza di giungere all’Unione politica, sia da parte di Robert Schuman, mia, di De Gasperi e di Jean Monnet».
«L’Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l’azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania. A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l’azione su un punto limitato ma decisivo. Il governo francese propone di mettere l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un’organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei. […] Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace». (Dichiarazione Schuman)