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Roma, 25 marzo 1954
De Gasperi riferisce del colloquio con Adenauer sulle prospettive dell’unità europea; si mostra fiducioso sulle prospettive della democrazia in Italia; torna sul tema dell’Alto Adige auspicando dei progressi sul terreno linguistico e una maggiore integrazione della popolazione tedesca nello Stato italiano.
I. Il mio colloquio con Adenauer non ebbe naturalmente un carattere ufficiale. Fu uno scambio d’idee fra due uomini della stessa fede politica, e perché convinti entrambi che senza l’unione dell’Europa il mondo non troverebbe né stabilità né pace. II. Nonostante le difficoltà e la lentezza delle procedure, io credo fermamente che arriveremo alla meta, arriveremo cioè noi stessi almeno a gettare le basi, su cui poi i nostri collaboratori più giovani erigeranno l’edificio della Comunità politica europea. III. Sono certo che la ratifica del Parlamento italiano non mancherà. Il governo si è impegnato colla massima energia e la maggioranza dei parlamentari lo asseconderà. Essa sarà tanto più ampia e tanto più entusiasta, quanto più risulterà evidente ciò in cui io fermamente credo, cioè che l’Unione europea e in particolare la Comunità di Difesa costituisce la più sicura garanzia dell’indipendenza e dell’integrità del territorio nazionale. Nella presente situazione internazionale non vedo altre soluzioni. IV. La democrazia in Italia può certamente salvarsi se continuerà a battersi con energia, come fa il presente governo. Parlamentarmente la maggioranza attuale è debole, ma nel Paese la resistenza anticomunista si fa sempre più forte. È da ritenere che in caso di emergenza le forze del popolo scatterebbero quando occorresse in difesa della libertà e della democrazia, superando d’un balzo ogni divisione secondaria.
V. Noi vogliamo che tedeschi, italiani e ladini in Alto Adige vivano e si sviluppino su un piede d’eguaglianza. Riconosciamo che sul terreno linguistico è necessario fare qualche progresso; ma in generale, nell’esercizio dell’autonomia amministrativa e nello sviluppo economico e sociale della regione. Occorre ora che i cittadini di lingua tedesca entrino anche nelle carriere dello Stato. E soprattutto che non si smarriscano nell’infecondo tentativo di mettere in causa la lealtà verso lo Stato italiano, cui definitivamente appartengono. L’interessamento che voi tedeschi, specie voi bavaresi, dimostrate per l’Alto Adige è, date le affinità delle origini e della cultura, comprensibile e può anzi diventare un apprezzabile elemento dell’amicizia italo-germanica; ma a condizione che tale interessamento non ricerchi o coltivi illusioni politiche che appartengono al passato. La mia speranza e il mio augurio è che il Brennero non sia il simbolo di tanti superati conflitti, ma nella nuova Europa un ponte di comunicazione e di scambio fra le due civiltà.
(Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi, Affari Esteri, XIII)