La nostra Patria Europa

DOCUMENTI – DE GASPERI E LA CED

Dichiarazioni di De Gasperi in visita al Supreme Headquarters Allied Powers Europe (SHAPE)

Parigi, 29 dicembre 1951

Ringrazio per la accoglienza: sono onorato dell’invito che ho gradito soprattutto perché proveniente da un uomo che non posso giudicare tecnicamente appieno nella sua grandezza di soldato, perché non ne ho la competenza, ma posso valutare come uomo che sostiene grandi idee politico-sociali. Il generale Eisenhower è convinto della necessità di unificare l’Europa. Io e i miei colleghi siamo a Parigi riuniti in una conferenza nella quale facciamo uno sforzo supremo per giungere ad una unione onde assicurare nuovi sviluppi, miglior livello di vita agli operai e alla classe lavoratrice e la possibilità di una nuova storia economica ed una nuova struttura sociale. Così Eisenhower interpreta la vostra funzione in maniera integrale: una forma di difesa come primo scopo e come secondo l’unione di tutte le forze per il consolidamento della libertà e della democrazia. Fra queste forze, quelle degli Stati Uniti d’America rappresentano la potenza di un aiuto che permette di guardare con sicurezza all’avvenire.

La divisa militare non è dunque fine a se stessa ma deve garantire lo sviluppo pacifico e libero dei popoli democratici. Il soccorso dell’America rappresenta una azione storica per lo sviluppo pacifico dei nostri ideali al servizio della pace e del progresso. Voi siete i rappresentanti di forze americane ed europee. I popoli sentono che voi lavorate non soltanto con un criterio tecnico professionale ma con lo spirito di guidare l’Europa verso la libertà, la democrazia e la solidarietà. Sono questi i grandi ideali che permisero lo sviluppo degli Stati Uniti. Questi ideali sono originati dall’Europa e l’Europa li può riprendere agganciandosi alla sua storia. Voi rappresentate ora non soltanto lo strumento di difesa ma anche la fiducia, la fede e la certezza del nuovo avvenire democratico. Io e i miei colleghi, associati nel lavoro di questi giorni, guardiamo con fiducia l’avvenire.

(“Il Popolo”, 29 dicembre 1951)