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Bonn, 22 settembre 1952
Signor Cancelliere Federale, Eccellenze, Signore e Signori La ringrazio delle parole che Ella, interpretando i sentimenti della Nazione Tedesca, ha avuto per il mio Paese e di quelle che, con troppa benevolenza, Ella ha usato per la mia persona. Sono stato particolarmente lieto di contraccambiare la gradita visita che Ella fece l’anno scorso a Roma; e con ciò non ho inteso compiere un gesto formale e di cortesia, bensì sottolineare i rapporti di cordiale collaborazione che uniscono i nostri due Paesi, ora accomunati agli altri Paesi dell’Europa Occidentale nello sforzo di creare una comunità europea la quale, nel quadro di una fiduciosa convivenza, garantisca loro all’interno prosperità economica e all’esterno, in stretta cooperazione con i liberi popoli del mondo, sicurezza da ogni minaccia.
I rapporti tra i nostri due popoli sono saldamente ancorati nella comunanza della loro civiltà e della loro cultura e, non ultimo, nelle loro economie che felicemente si completano. Il miglior augurio che io possa formulare per il mantenimento e il rafforzamento di questa amicizia è che essa continui, come io ho fiducia e come è finora avvenuto in questo dopoguerra, ad essere messa al servizio della causa della unificazione europea e vada così a beneficio di entrambi i nostri due popoli e dell’Europa.
Agli uomini di Stato occidentali è ora concesso un raro privilegio: poter servire gli interessi dei loro Paesi colla sicurezza che in tale modo essi servono anche agli interessi della più vasta comunità di cui essi fanno parte. Ella, Signor Cancelliere Federale, colla Sua fede nei valori superiori della civiltà europea, colla Sua ragionata convinzione che tutti i problemi politici ed economici che ci stanno dinanzi, nessuno escluso, potranno essere risolti in una più vasta cornice, e coi suoi nobili sforzi in questo senso ha concorso al superamento di molte delle difficoltà finora incontrate, e la Sua persona ci dà fiducia che le rimanenti lo saranno con lo stesso spirito. Consenta anche a me, in questo momento, di rievocare con animo commosso il ricordo del Conte Sforza che nei suoi ultimi momenti ebbe il conforto di veder prender forma quella organizzazione politica del nostro continente di cui egli era stato uno dei più instancabili propugnatori.
Considero poi di felice auspicio per il proseguimento ed il successo della nostra comune opera che, reduce da Strasburgo, dove si è passati alla fase concreta della unificazione europea e dove attraverso l’entrata in funzione della Unione Mineraria – ove trovansi strettamente associate la Germania, la Francia, l’Italia e i Paesi del Benelux – anche l’unificazione economica dell’Europa ha ricevuto un decisivo impulso, mi sia stato dato di rivederLa qui sul Reno. Questo fiume di storia millenaria, che è sempre stato nei tempi naturale veicolo di scambi e di feconda collaborazione fra i popoli finitimi sembra a me destinato a concedere benefici perfino sempre più larghi di mano in mano che si irrobustiscono i legami tra i popoli dell’Occidente, nella comunità che noi stiamo costruendo.
Lei, Signor Cancelliere, ha parlato della volontà dei tedeschi di ricostruire il proprio Paese dopo le immani distruzioni della guerra. Questi sforzi mi erano fino ad ora noti solo attraverso rapporti e letture dei dati statistici che segnavano la ripresa costante dell’economia tedesca. Mi è stato dato oggi di averne cognizione diretta, ed i risultati ottenuti devono essere motivo di orgoglio per Lei, Signor Cancelliere, e per il Suo Governo e per il popolo tedesco. Questo fervore ricostruttivo prova come il popolo tedesco nelle sue nuove e democratiche istituzioni ha trovato un sicuro e efficace strumento per far valere in pieno le sue doti di laboriosità ed operosa disciplina e per rivolgerle ai benefici scopi del comune interesse europeo.
Il popolo italiano lo segue con viva simpatia ed interesse e si augura che esso possa ben presto essere coronato dalla riunificazione nazionale tedesca nella pace e nella libertà. Levo pertanto il bicchiere alla prosperità ed al felice avvenire del popolo tedesco, alla salute del Presidente della Repubblica Federale, alla sua personale, Signor Cancelliere Federale, e all’amicizia italo-tedesca in una Europa rinnovata.
(Archivio Storico Ministero Affari Esteri, ASMAE – DGAP, 1950-1957, b. 89)