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Dichiarazioni alla stampa,
Roma, 31 dicembre 1951
Ai numerosi rappresentanti della stampa italiana ed estera l’on. De Gasperi ha parlato dei risultati della conferenza di Parigi. L’importanza del trattato che si sta preparando è stata sottolineata dal presidente del Consiglio: Non si tratta – egli ha detto – di fare uno dei soliti trattati di non aggressione fra due Stati, ma soprattutto di un trattato di pace fra gli Stati europei. Questo è il problema principale: l’impedire attraverso una federazione o confederazione europea, che si determinino nuovamente, ad esempio motivi di attrito e di revanche tra la Francia e la Germania, sarebbe già un grande risultato. Ma il nostro trattato si propone una meta più alta; esso sarà un trattato di pace perché poggia su uno strumento di pace, perché è garantito dal fatto che i Paesi membri hanno un esercito in comune.
Questa meta è tanto alta che merita ogni nostro sforzo e il conseguirla potrebbe da sola chiudere la nostra attività come generazione politica. Non si tratta poi soltanto di impedire la guerra fra noi ma anche di formare una comunità di difesa, che abbia a suo programma non di attaccare, non di conquistare ma solo di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno in odio a questa formazione dell’Europa Unita.
A questo punto l’on. De Gasperi ha detto: L’altro scopo di allargare la comunità dei beni, dei mercati, del lavoro, compito gigantesco invero. Non è possibile trovare la soluzione dei nostri problemi nell’ambito nazionale, ed occorre trovare nuovi sbocchi, acquisire uno spazio di vita. Questi sono sforzi legittimi. Il presidente del Consiglio ha così continuato: E allora, cosa vogliono coloro che parlano di clericalismo, coloro che riprendono il concetto dell’impero di Carlo Magno a proposito di questa nostra federazione che si basa sul principio del suffragio universale? Questa federazione non sarà mai una congrega ristretta dal punto di vista confessionale.
Si è fatto dell’ironia – ha detto poi l’on. De Gasperi – sul mio incontro con il gen. Eisenhower. Io mi sono felicitato per il fatto che Eisenhower, venuto in Europa dopo aver lasciato la presidenza della sua Università, abbia subito compreso il problema europeo. Egli in sostanza ci dice: se volete resistere non soltanto di fronte alla Russia, ma anche di fronte all’America, voi dovete unirvi. Eisenhower ha già un esercito di coalizione, secondo i piani della NATO; ma noi – nei nostri sforzi per la federazione europea – ci richiamiamo agli esempi della nostra storia, ai precursori come Mazzini e Cattaneo e tanti altri. E allora, di fronte alla campagna che si svolge da qualche parte, dovremmo dire che anche Mazzini era filo-americano perché voleva la federazione europea?
E poi, la guerra ci ha insegnato qualche cosa stavolta. Subito dopo la guerra, si è formato un movimento Federalista Europeo, ed io – per il posto che occupavo – fui fin dal principio chiamato a far parte del Comitato Direttivo; ciò, dunque, fin dall’immediato dopoguerra. Non mi si venga, ora, a dire che ho inventato questa idea per servire l’imperialismo americano. A tale proposito, l’on. De Gasperi ha ricordato quanto disse nel settembre scorso al Congresso degli Stati Uniti circa la necessità che l’Europa sia organizzata in modo stabile: Ma noi – egli ha soggiunto – abbiamo fede in questa nuova costruzione, perché abbiamo fede nel popolo italiano, nelle capacità nazionali che non si perdono neanche nell’emigrazione, ma anzi si valorizzano, si rafforzano. È soprattutto alle classi lavoratrici che dobbiamo pensare, perché vogliamo per esse migliori condizioni di vita. Ma senza la realizzazione di una comunità Europea non arriveremo mai – malgrado ogni sforzo – a determinare ciò.
Riferendo sui progressi fatti a Parigi negli accordi sulle clausole principali del progetto di trattato per la comunità europea di difesa, l’on. De Gasperi ha detto: Alla riunione di Strasburgo (l’11 dicembre) avevamo davanti a noi una bozza di trattato elaborato in quasi un anno di lavoro, alla Conferenza degli Esperti a Parigi. Il Trattato consta di circa 80 articoli. A Parigi abbiamo fatto grandi e reali progressi nell’accordo sulle più importanti clausole istituzionali di questo trattato anche se rimangono in piedi molte questioni da risolvere. Il Trattato aveva un preambolo di carattere federalista, ma poi questo aspetto era relegato un poco in secondo piano.
Viceversa, a Parigi abbiamo cercato di rovesciare l’impostazione del trattato inserendovi precisi impegni e anche precise scadenze al fine di garantire lo sbocco federativo, per quanto più possibile, salvo naturalmente le prerogative dei Parlamenti per ciò che concerne il periodo prefederale. È infatti risultato chiaro che: 1) i popoli sono pronti a sacrifici della propria sovranità nazionale, purché ciò sia a favore di una effettiva unificazione europea; 2) che una vera unità organica dell’esercito non è possibile senza una graduale unità politica, la quale a sua volta può resistere soltanto se è contemporanea ad un processo di unificazione economica. 3) Perciò a Strasburgo la delegazione italiana propose che la Comunità di Difesa fosse dotata fin da principio di un organo a carattere parlamentare, e cioè di una Assemblea. Infatti un’Assemblea sarà uno degli elementi costitutivi della struttura federale accanto ad un organo nel quale siano rappresentati gli Stati: il Consiglio degli Stati.
A Parigi abbiamo cercato di evolvere e sviluppare la situazione ed abbiamo fatto passi avanti. Infatti l’Assemblea oltre alla sua funzione come organo della Comunità di Difesa, dovrà terminare entro sei mesi dall’inizio della sua attività il progetto di costituzione federale o confederale. I Governi, poi, avranno tre mesi per ricevere e deliberare sulle proposte dell’Assemblea. Simultaneamente anche i Governi, per proprio conto condurranno avanti gli stessi studi in modo che l’azione di avviamento della Federazione proceda su due binari che si rafforzeranno reciprocamente. Così si porta sulla scena la prospettiva federale che dovrà sostituire le forme costituzionali attuali.
Risolti questi punti, è stato più facile l’accordo sugli organi della Comunità per il periodo prefederale, organi che saranno: 1) una Assemblea provvisoria; 2) un Commissario che sarà collegiale; 3)un Consiglio dei Ministri che rappresenti nel periodo di passaggio le sovranità nazionali. All’Assemblea è stato dato l’incarico anche del coordinamento col Piano Schuman (che ha esso stesso un carattere federalistico) e con gli altri organismi (come ad esempio l’Assemblea di Strasburgo, ecc.), il che vuol dire che si arriverà ad una soluzione federale o confederale.
Nel periodo prefederale vi sarà un periodo cosiddetto di avviamento, importante soprattutto per la questione del bilancio comune. È questo un problema già reso complicato dal fatto che si tratta di realizzare una specie di mezzadria provvisoria fra i Parlamenti nazionali e l’organo commissariale della Comunità, mentre coesistono ancora le sovranità nazionali. Uno degli aspetti più difficili è la posizione particolare della Germania, che non ha ancora un bilancio vero e proprio. E inoltre vi sono i due principi della capacità economica e finanziaria di ciascun Paese.
Parecchie soluzioni furono studiate dai ministri del Tesoro nelle riunioni tenute a Parigi, ma taluni problemi di carattere politico sono ancora aperti e saranno trattati nella prossima riunione. Un altro dei problemi principali riguardanti il periodo di avviamento riguarda i rapporti con la NATO. Il principio generale prevalso è quello che tutti gli impegni presi dai singoli paesi in seno alla NATO si trasferiscono alla Comunità europea di Difesa.
Riepilogando, l’on. De Gasperi ha detto: abbiamo svolto moltissimo lavoro ed abbiamo fissato i punti risolti e quelli rimasti aperti. Di questi ultimi torneremo a parlare nella prossima conferenza che si terrà a Parigi verso la fine del gennaio: avremo infatti probabilmente maggior tempo a disposizione di quanto previsto, dato che la conferenza di Lisbona sarà forse differita di otto giorni circa. Sui problemi militari organizzativi c’è un accordo di massima, specialmente per quanto riguarda la composizione delle forze, la loro organizzazione. L’unico punto ancora non risolto è quello relativo alla difesa territoriale, ma anche di questo si parlerà nella prossima riunione.
L’on. De Gasperi ha tenuto infine a rilevare che – come indice della volontà di costruire davvero l’Europa Unita – già nella conferenza di Parigi si è parlato ufficialmente di «Costituzione federale» o «confederale» e del primo periodo di nove mesi come del «periodo pre federale».
(“Il Popolo”, 1 gennaio 1952)