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Discorso alla Rappresentanza italiana presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo,
Roma, 17 maggio 1952
Questo Ministero ha esaminato attentamente il questionario preparato dai delegati dei ministri per l’esame della proposta britannica sui futuri compiti del Consiglio d’Europa ed il pro-memoria di chiarimento presentato dal delegato britannico. Il Progetto Eden, che ci è apparso alquanto nebuloso al momento della presentazione, ci sembra ancora tale oggi, nonostante le spiegazioni contenute nel suddetto Memorandum. Un primo rilievo balza evidente a questo proposito: né il progetto, né il pro-memoria parlano dell’Alta Autorità del Piano Schuman e del Commissariato della CED. Se si tiene conto che questi due organi costituiscono i perni fondamentali delle due rispettive istituzioni e ne esauriscono quasi completamente l’attività esecutiva, non si comprende come si possa parlare di inquadrare le due istituzioni nel Consiglio d’Europa senza dire una parola né dell’Alta Autorità né del Commissariato CED.
Il silenzio attorno ai due organi fondamentali rende assai poco chiaro tutto quanto nelle proposte inglesi si dice circa il Consiglio dei Ministri. Infatti in ambedue le istituzioni e in modo del tutto particolare nel Piano Schuman, il Consiglio dei Ministri è stato concepito e svolgerà i propri compiti accanto e in funzione di quelli dell’Alta Autorità e del Commissariato. È perciò assurdo pensare che il Consiglio dei Ministri abbia un Segretariato, una burocrazia, una sede permanente differenti da quelle dell’Alta Autorità (ciò non esclude la possibilità, in via eccezionale, di riunioni in sedi diverse). Se il Piano Eden si prende così come è stato presentato e si cerca di attuarlo si arriva ad una sola possibile soluzione: non parlando esso dell’Alta Autorità e del Commissariato, ed essendo impossibile prendere misure circa il Consiglio dei Ministri se non riferendosi ai due organi predetti, l’unico inquadramento possibile sarà quello delle due Assemblee nell’Assemblea di Strasburgo.
Effettivamente, fermi restando i problemi di numero, di procedura, ecc., relativi ai rapporti fra le due Assemblee e l’Assemblea del Consiglio d’Europa, non è affatto impossibile prevedere che le tre Assemblee abbiano un tetto comune, una burocrazia comune, un segretariato comune. La logica soluzione delle proposte Eden sarà quindi che l’Alta Autorità Schuman e il Commissariato CED con i rispettivi Consigli dei Ministri entreranno in funzione, per esempio, la prima a Liegi, il secondo a Fontainebleau, e che il solo inquadramento a Strasburgo sarà quello delle due Assemblee nell’Assemblea consultiva. Questo significa: 1. svuotamento del valore dell’articolo 9 del Trattato CED; 2. tagliare fuori l’Italia da qualsiasi sede delle Istituzioni europee.
Per evitare questo fatale risultato bisogna assolutamente modificare l’attuale impostazione del problema. Il Governo italiano non risponde al questionario così come è stato formulato, perché tale questionario restando nella nebbia di posizioni non chiare, non investe in pieno il problema sorto con la proposta Eden e, diluendo lo spirito di tale proposta in una serie di domande dettagliate, finisce per snaturare tale spirito. L’Italia accetta la sostanza della proposta Eden: inquadramento delle due comunità nell’ambito del Consiglio d’Europa. Per attuare tale sostanza l’Italia non vede che una pratica soluzione: far confluire in una medesima sede tutti gli organi di tutte le comunità europee (eccezion fatta per l’Alta Corte).
Questa unicità di sedi, a Strasburgo (o Saarbrucken, o Lussemburgo che sia) servirà ad identificare una capitale europea e a dare a tutti gli organi delle diverse istituzioni europeistiche una comunità di luogo. Non si vede difficoltà poi di dare un tetto comune a tutte le differenti assemblee, intendendo con questo non soltanto l’aspetto logistico, ma anche quello organizzativo, funzionale burocratico e segretariale. Noi crediamo insomma, che applicandosi il piano Eden (a Strasburgo, a Saarbrucken o a Lussemburgo) l’Assemblea europea con un unico palazzo, una sola burocrazia, una sola organizzazione, un solo segretariato, potrà funzionare tanto per l’Assemblea del Consiglio d’Europa quanto per l’Assemblea della CED e per l’Assemblea del Piano Schuman.
In un altro palazzo, con propria organizzazione, propria burocrazia, proprio segretariato, sarà l’Alta Autorità del Piano Schuman, con accanto il Consiglio dei Ministri, nelle sue periodiche riunioni. In un altro palazzo ancora il Commissariato CED, con propria organizzazione, propria burocrazia, proprio segretariato, anche questi affiancati, di tanto in tanto, dal Consiglio dei Ministri. I rapporti fra l’Alta Autorità del Piano Schuman e l’Assemblea e quelli fra le rispettive burocrazie, saranno analoghi ai rapporti che sussistono fra un Governo e la Camera dei Deputati, fra le burocrazie governative e quelle parlamentari.
Se questo risultato non dovesse ottenersi l’Italia non potrebbe accettare una parziale applicazione del Piano Eden che si risolvesse nel lasciare sparpagliate per l’Europa le sedi dell’Alta Autorità del Piano Schuman, del Commissariato CED, e quindi dei rispettivi Consigli dei Ministri, e inquadrate invece a Strasburgo tutte le Assemblee. In tal caso, non avendosi quei vantaggi in senso europeistico che sarebbero dati dall’unità di luogo, il tetto comune, limitato alle sole assemblee finirebbe per agire in senso contrario denicotinizzando la spinta federalista dell’Assemblea CED (art.9). In altre parole, la nostra fedeltà all’idea europea arriva fino a farci rinunciare a qualsiasi richiesta di avere in Italia la sede di uno degli organi supernazionali, sempre che gli altri Paesi interessati siano pronti a fare altrettanto. Se ciò sarà possibile, non sarà difficile concretare soluzioni realistiche nel senso auspicato dalla proposta britannica. Se invece prevarrà il criterio di ripartizione territoriale degli organi delle Comunità a sei (e in tal caso siamo ben decisi a difendere fermamente la candidatura di Torino quale sede delle Assemblee Schuman e CED), la proposta britannica avrà ben poche possibilità di passare ad una fase di concretezza.
Pur conservando la nostra simpatia e il nostro appoggio alla proposta Eden, non ci possiamo nascondere che essa è attualmente oggetto di una sospensiva, derivante da un avvenimento a tutt’oggi incerto, quale è la decisione che la Conferenza CED prenderà sulla dislocazione delle future Autorità a sei. Maggiori chiarimenti circa le effettive possibilità di collaborazione fra il Consiglio d’Europa e le comunità potranno aversi nei prossimi giorni, ad un più alto livello, in occasione delle riunioni dei Ministri degli Esteri a Parigi ed a Strasburgo.
(Archivio Storico Ministero Afari Esteri, ASMAE – DGAP, 1950-1957, b. 166; Telespresso n. 23/438)