La nostra Patria Europa

DOCUMENTI − DE GASPERI E LA CED

Messaggio di De Gasperi al Movimento per l’Unità Europea

Roma, 20 febbraio 1950

Ai Rappresentanti del Movimento per l’Unità Europea.

Mi felicito con voi della vostra attività e vi ringrazio di aver voluto comunicarmi le conclusioni dei vostri lavori che ho seguito: spero che la costituzione di questo nuovo movimento ed il suo inserimento nel Movimento Europeo Italiano possa veramente dare un nuovo impulso all’attività di quest’ultimo. Voi venite da me nella mia qualità di Presidente d’onore del Movimento Europeo, si tratta – come voi sapete – di un movimento coordinatore di tante iniziative europeiste. Coordinatore sul piano politico, perché vi sono socialisti (Blum, Spaak), conservatori e liberali (Churchill), democristiani (io); coordinatore sul piano internazionale, perché vi sono rappresentate più di 15 nazioni in collegamento con gli Stati Uniti più i rappresentanti dei paesi dell’Europa orientale; e soprattutto coordinatore sul piano europeistico, perché vi sono gli unionisti (United Europe, Europe Unie), i federalisti (UEF, Brugmans), oltre ai movimenti che lasciano libertà e non si pronunziano sulla forma europeistica da seguire (Nouvelles Équipes e il vostro nuovo Movimento italiano per l’Unità Europea che avete ora costituito), quelli dell’Unione economica (Van Zeeland).

Il Movimento Europeo è quindi comprensivo di tutte le tendenze politiche, nazionali e europeistiche, ed esso stesso si astiene per ora dal pronunciarsi su quale debba essere la forma dell’Europa unita. In questo anno e mezzo che è trascorso, l’attività del M.E. è stata notevole. Affiancatore e talvolta promotore delle iniziative che condussero a Strasburgo, può ascriversi il merito delle riunioni dell’Aja e di Bruxelles (sul piano politico), di Westminster (sul piano economico), di Losanna (sul piano culturale). E gli italiani si sono distinti per merito particolarmente di alcuni di voi. Io ho seguito la vostra attività, anche quando non vi ho preso direttamente parte (messaggi, corrispondenza, partecipazione morale), e vi ringrazio di quanto avete fatto. Ed è questo che vi volevo dire in modo particolare.

La mia attività di governo qui ed al Parlamento m’impedisce di essere presente di persona come vorrei all’attività del Movimento. Seguo e m’interesso (anche se talvolta possiate aver l’impressione che gli impegni ufficiali me ne tengano lontano), ma vorrei avere la certezza che l’attività del Movimento Europeo, e gli studi europeistici in genere, siano seguiti da uomini come voi che avete la mia medesima convinzione che qui è la salvezza dell’Italia e dell’Europa. Vorrei essere tranquillo che noi italiani possiamo veramente adempiere a quel ruolo di cui siamo capaci sia nello studio sia nella realizzazione delle iniziative internazionali, anche non ufficiali, di questo genere.

Purtroppo questa nostra e vostra attività è minata da tendenze di parte, da personalismi, che – anche se intese al raggiungimento dello scopo comune – intralciano il lavoro e danno ai nostri amici europei la infelice impressione di italiani disorganizzati, litigiosi, senza alcun affidamento o serietà. Esempio più eloquente di questo si ha nel Consiglio italiano del Movimento (CIME). In un anno non siamo riusciti a presentarci nelle riunioni internazionali con dei rappresentanti qualificati, nonostante le numerose sollecitazioni. Perché? Perché i più sono assenti dalle sedute, altri non hanno direttiva, quindi le decisioni vengono prese da pochissimi che la vedono diversamente dalla maggioranza, la quale poi non le accetta. Io quindi vi pregherei di mettervi d’accordo, (e mi rivolgo in particolar modo a voi del Movimento per l’Unità Europea che si è ora formato), perché questo benedetto Movimento Europeo Italiano si costituisca con i suoi organi, che funzioni e che le vostre preziose energie vadano coordinate ed utilizzate al massimo, per il buon nome del Paese e per lo scopo generale che è quello dell’Unione Europea.

Fate, stimolate i colleghi, frequentate le riunioni, eleggete i vostri rappresentanti in seno agli organi internazionali, coordinate le iniziative; riferitemi e tenetemi al corrente. È mia intenzione seguire la vostra attività; vi ascolterò e nella misura in cui posso, vi aiuterò. C’è poi un tasto un po’ delicato ed è quello finanziario. Poiché il Consiglio non funziona, la mia Segreteria qui riceve ripetute richieste rivolte a me da Sandys (genero di Churchill, che ora, come sapete, è entrato ai Comuni) perché il Movimento Italiano si metta in regola con la sua quota – che pare ammonti a un 13 milioni di lire – per l’anno 1949. Anche qui l’organizzazione, se è vitale e partecipe, come ha partecipato, all’attività internazionale del Movimento Europeo, deve assolvere ai suoi impegni: o con una quotizzazione o con i contributi di coloro che potremmo chiamare i pionieri, i mecenati, i benemeriti dell’idea.

Se invece l’organismo non è vitale, allora non si può pretendere di partecipare all’attività internazionale, né di far sentire la voce dell’Italia, né di influire su tutta la direttiva europeistica fuori ed anche dentro Strasburgo. Del resto abbiamo preso la responsabilità di partecipare ed essere presenti alle correnti europeistiche internazionali; ben più grave sarebbe stata la nostra responsabilità se fossimo rimasti inerti e fuori. Anche questa quindi è una questione che va considerata seriamente, perché incide sul prestigio nazionale.

Iniziativa per la pace dei Federalisti. Come contrapposto alla campagna comunista l’iniziativa va appoggiata, ed il Movimento Europeo, pur astenendosi dal pronunciarsi (poiché deve tener conto delle varie tendenze da esso coordinate) sul particolare della federazione, non può che sostenere l’idea europeistica come motivo ed elemento di pace. I federalisti hanno chiesto l’appoggio del Movimento Europeo di cui fanno parte; è da augurarsi che ognuna delle varie correnti si renda conto che bisogna lavorare insieme, e che questa iniziativa sia elemento di concordia e di utile discussione. […] Dobbiamo curare che la nuova forma politica ed economica del continente non sia un artificio non rispondente a certe esigenze reali che noi non possiamo modificare a nostro piacimento. […] I negoziati in corso tra gli Stati Uniti dell’Europa per intese economiche sempre più ampie, e l’attività dell’Assemblea di Strasburgo, debbono essere lealmente appoggiate e concretamente incoraggiate da ogni singolo paese se vogliamo proseguire nel nostro cammino verso la creazione di un organismo europeo efficiente.

(Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi, Affari Esteri, X, a, 7)