La nostra Patria Europa

DOCUMENTI − DE GASPERI E LA CED

Verbale della riunione dei sei Ministri degli Affari Esteri
della Conferenza dell’Esercito Europeo

Strasburgo, 11 dicembre 1951

 […] De Gasperi: data la ristrettezza del tempo disponibile, ritiene che converrebbe eliminare tutte le questioni tecniche e concentrarsi invece su quelle strettamente politico-costituzionali e più importanti, in particolare su quelle connesse col problema del bilancio. Schuman: spiega che è effettivamente sua intenzione di trattare anche gli aspetti politici delle varie questioni da lui indicate. De Gasperi: non è d’accordo, ma di fronte alle spiegazioni, si rimette all’esperienza del Presidente, pur ricordando che non si potrà deliberare sul bilancio senza affrontare la questione pregiudiziale politica.

2) – Reclutamento delle truppe europee […] De Gasperi: pur prendendo nota che un accordo sembra essersi realizzato provvisoriamente ricorda che non si è ancora definitivamente impegnati su questo punto, perché una decisione definitiva potrà essere presa solo quando essa avverrà sull’insieme del Trattato.

3) – Incorporazione delle truppe […] De Gasperi: gli sembra che vi possano essere difficoltà per quel che riguarda le forze di occupazione a Berlino e in Austria: c’è una situazione contraddittoria fra NATO ed E.E.

Domanda che cosa succederebbe se le truppe francesi a Berlino o in Austria venissero attaccate. La Comunità si troverebbe allora automaticamente di fronte al casus foederis, mentre il casus non esisterebbe automaticamente per il NATO? […] De Gasperi: non ha difficoltà per l’eccezione delle truppe dell’Indocina, ma solleva il problema della proporzione che deve esistere fra il quantitativo di queste truppe e le aliquote versate all’esercito europeo. Quanti sarebbero i contingenti necessari per i rimpiazzi in Indocina? Sottolinea che la questione ha una importanza soprattutto psicologica, perché di fatto, anche se per comprensibili ragioni, la Francia otterrebbe in questo modo di mantenere un esercito nazionale, a differenza degli altri paesi.

4) – Inquadramento (nomina degli ufficiali) […] De Gasperi: osserva che su ogni problema che si presenta risorge il problema fondamentale e cioè che la creazione dell’esercito europeo non è possibile senza modificare leggi fondamentali dei paesi membri e senza risolvere la questione politica fondamentale: il carattere della comunità. […] De Gasperi: osserva che la questione non è facile nemmeno per i paesi repubblicani. Come si può far apparire che la Repubblica protegge la sovranità nazionale meno bene che la Monarchia? Il problema è particolarmente serio quando si tratta di Repubbliche che non hanno tradizioni secolari. […] 5) – Istruzione […] De Gasperi: nota che è difficile prendere una decisione sull’argomento, quando non si sa ancora quale sarà la figura del Commissario: siamo sempre alla pregiudiziale politica. […] [Seduta del pomeriggio (ore 15-ore 20)] 6) – Poteri del Commissario e questione politica fondamentale.

De Gasperi: l’Italia è pronta a trasferire ampi poteri a una Comunità europea purché questa sia democraticamente organizzata e dia garanzie di vita e di sviluppo. Non nega che vi possa essere un periodo transitorio, ma ritiene necessario che nel momento in cui il trattato verrà presentato ai Parlamenti, sia già chiaramente affermata la volontà di creare istituzioni politiche comuni, che assicurino la vita dell’organizzazione. Riconosce che l’organizzazione politica e integrata dell’Europa non si potrà realizzare subito, ciò nondimeno stima che è necessario avere fin dal principio la sicurezza che questa organizzazione a un certo momento prenderà vita. Se si trasferisce tutto l’esercito a un potere europeo, bisogna che i Parlamenti e i popoli sappiano in che maniera questo potere sarà organizzato, come gestirà le sue attribuzioni e come sarà controllato. È per questo che considera la presenza di una Assemblea nell’organizzazione europea come essenziale; è necessario che nella Comunità europea esista un corpo rappresentativo, questo potrà anche essere formato mediante delegazione di poteri da parte dei Parlamenti nazionali.

L’organo esecutivo europeo, che a suo avviso dovrebbe essere collegiale, sarebbe responsabile verso questo corpo rappresentativo europeo. L’organo esecutivo dovrebbe avere un presidente, che si chiami o Commissario o in altra maniera. (Il termine Commissario potrebbe non essere ben accetto a noi italiani perché è un termine che ricorda il provvisorio, né ai tedeschi perché ricorda gli alti commissari dell’occupazione). Il nome è una questione secondaria, l’importante è che si tratti di un corpo collegiale e non di una persona singola. In questo corpo collegiale la presidenza, ad esempio, potrebbe essere esercitata a turno. Comprendo che la creazione di una Assemblea rappresentativa può destare qualche preoccupazione presso i paesi minori, che, per forza, avrebbero rappresentanza limitata, ma il correttivo si può trovare nel Consiglio dei Ministri. In esso ogni paese avrebbe una rappresentanza eguale come in un Consiglio degli Stati.

Vi è poi la questione della messa in moto dell’esercito europeo. Nel Patto atlantico, almeno teoricamente, non vi è automatismo. Per l’esercito europeo occorrerebbe che nel determinare i poteri dell’Assemblea e del Consiglio degli Stati, si trovi una formula affinché questi organi siano consultati. Comunque sia per riuscire dobbiamo fare qualche cosa che presenti attrattive per la gioventù europea; dobbiamo lanciare un appello a cui questa possa rispondere. Come potremo giustificare il trasferimento a organi comuni di così importanti parti della sovranità nazionale se non diamo al tempo stesso ai popoli la speranza di realizzare idee nuove? È questa la sola maniera per combattere i risorgenti nazionalismi.

Schuman: pur dichiarandosi in massima d’accordo, obietta che quanto ha detto De Gasperi concerne uno stadio ulteriore. Oggi deve essere esaminato quello che è necessario fare immediatamente. De Gasperi: teme che vi sia equivoco e che le sue parole non siano riuscite chiare. Per presentare il trattato ai Parlamenti è necessario dire non solo quello che si farà durante lo stadio transitorio, ma indicare anche la meta a cui si vuole e si deve arrivare, sia pure senza precisare dettagli. È indispensabile quindi stabilire nel trattato alcuni principi o idee generali. Bastano poche linee, purché siano chiare e impegnative. D’altra parte non è difficile creare una Assemblea formata da delegati dei Parlamenti nazionali rapidamente; questa Assemblea però deve avere reali e ben definiti poteri.

Non è per ritardare la conclusione del trattato che domanda ciò. Basta pensare al pericolo estremo, cui è esposta l’Italia per la sua posizione geografica, per comprendere che da parte italiana non si può certo desiderare di svolgere manovre dilatorie nell’organizzazione della difesa. Ma ritiene necessario che la Comunità europea della Difesa debba rappresentare qualche cosa di più di quanto è già stato stabilito nel NATO, altrimenti sarebbe inutile e inoperante. [Discussione sulla questione dell’automatismo]. De Gasperi: insiste che è necessario indicare subito quali saranno gli organi rappresentativi nel periodo definitivo. Solo dopo averlo stabilito, si potrà passare a studiare quello del periodo provvisorio. […] De Gasperi: ricorda che da parte della delegazione italiana a Parigi ha fatto proposte concrete con un memorandum presentato il 9 ottobre. Il problema quindi non è affatto nuovo, esso è stato già discusso nella Conferenza di Parigi anche se non risolto. [Discussione sul bilancio e i piani di armamento].

De Gasperi: propone di estendere la consultazione anche ai Ministri della Difesa. […] De Gasperi: osserva che deve essere ben chiaro che si tratta [di far studiare agli esperti] unicamente del problema del bilancio durante il periodo transitorio, ma ha timore che il transitorio possa trasformarsi praticamente in definitivo. Domanda quindi che si diano precise istruzioni agli esperti perché si concretizzino le formule già previste dall’art. 7 H del progetto di trattato relativo ai poteri dell’Assemblea. Ciò toglierebbe il carattere dubbio e sospetto che, altrimenti, avrebbe il periodo transitorio. […] De Gasperi: si sorprende delle opposizioni che la sua idea incontra. Tutti si sono dichiarati favorevoli all’idea dell’integrazione politica europea, ma i successivi atteggiamenti delle Delegazioni fanno sorgere il sospetto che, in realtà, si voglia instaurare il provvisorio come definitivo. […]

De Gasperi: propone un testo in cui, riprendendo e modificando alquanto l’art. 7 H del progetto di trattato si danno istruzioni agli esperti di studiare e fornire sollecita risposta sui modi in cui dovrebbe essere creata, nel periodo definitivo, una Assemblea rappresentativa e sui poteri di essa, in particolare per quel che riguarda il voto e il controllo del bilancio e la creazione di imposte europee. […] De Gasperi: è sicuro che anche in Francia il trattato sull’esercito europeo sarebbe più facilmente accolto dal Parlamento se esso prevedesse, sia pure per il periodo definitivo, una organizzazione federativa. Se il testo proposto per le istruzioni agli esperti non può essere accettato, ritiene in ogni caso essenziale che l’articolo 7 H del progetto di trattato venga debitamente rafforzato e votato. […] De Gasperi: riafferma energicamente che il minimo assolutamente indispensabile è che si veda chiaramente negli sviluppi della Comunità la presenza di una Assemblea rappresentativa. Da ciò farà dipendere tutto il suo atteggiamento. [Seduta della sera (ore 22-ore 01.00)]. […] De Gasperi: osserva che la richiesta di Van Zeeland crea difficoltà anche per l’Italia, ove la difesa locale e il mantenimento della sicurezza si presentano ancor più gravi del Belgio.

[…] De Gasperi: riterrebbe che la formula belga come è stata presentata nel testo in discussione sia difficilmente accettabile, ma pensa che gli esperti potranno trovarne un’altra, che, dando soddisfazione di fondo al Belgio, non crei difficoltà di forma per gli altri Paesi. […] De Gasperi: rigetta l’obiezione di Sticker [al quale sembra ingiusto che si chieda l’approvazione di un testo presentato di sorpresa]. Egli non vuol prendere nessuno di sorpresa. Al contrario egli ha posto il problema di cui si tratta fin dal principio della riunione e non ha mancato di risollevarlo tutte le volte che esso si è ripresentato nel corso della discussione e in connessione con altri argomenti. (Che sono poi tutti). Ha fatto dapprima una proposta, di dare certe tassative disposizioni agli esperti, proposta che ha lasciato cadere perché Adenauer ha osservato che gli esperti non potrebbero ultimare il lavoro entro il 2 febbraio.

Ma, ora, sente il dovere di insistere. Il testo in questione è il minimo che egli può chiedere. Non gli si venga a dire che è già troppo tardi nella serata e che Van Zeeland deve prendere il treno. Il problema è di importanza fondamentale. Se egli resta o è disposto a restare anche domani è perché si deve assolutamente trovare una formula d’accordo. Se una formula del genere di quella proposta, che per lui è già fin troppo debole non venisse accettata gli sembra che ci sia molta ragione di temere. Concludere in questo modo gli darebbe una grande amarezza, ma scongiura i colleghi che gli permettano di avere ancora speranze sulla realizzazione di un accordo.

[…] De Gasperi: decisamente non può accettare [Stikker propone di accettare il testo ma non come definitivo]. Ha modificato le sue proposte iniziali (quelle del testo per le istruzioni agli esperti) allo scopo di venire incontro alle osservazioni dei suoi colleghi. Ma vede ora che sono le sue concessioni che gli vengono rimproverate da Sticker e da Bech. Se vi sono difficoltà per quel che riguarda l’indicazione del «suffragio universale» è pronto a concedere che essa sia soppressa nel testo. Si meraviglia che dopo aver inteso da parte di tutti affermazioni in favore di una Confederazione europea, si sollevino ora tante difficoltà su un testo così debole. Le obbiezioni che sono state presentate lo fanno veramente dubitare che si possa arrivare a qualche cosa di costruttivo. Insiste che i suoi colleghi lo mettano in condizione di non essere obbligato a ritirare l’assenso che egli ha dato sui testi precedentemente approvati. Poiché, ammonisce, questo assenso è beninteso condizionato.

[…] De Gasperi: È certo che Sticker sia animato da volontà di accordo, vuol solo ricordare a lui e ai suoi colleghi che questa è l’occasione che passa e che è perduta, se non la si afferra. Egli sente tutta la responsabilità dell’ora. È sicuro che anche gli altri lo sentono. […]

(Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi, Affari Esteri, XI, a)