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Consiglio internazionale del Movimento Europeo,
Bruxelles, 24 febbraio 1949
Signori, voi vi riunite in un’ora in cui l’unione dell’Europa non è più aspirazione, ma fatto concreto che si evolve ormai di forza propria secondo l’impulso che il nostro Movimento, anticipando l’azione dei governi, ha contribuito così notevolmente a imprimergli; e noi ci rallegriamo di questo decisivo passo in avanti. Vi sono paesi in Europa – e noi siamo tra essi – che in modo particolare sentono la necessità dell’unione e della cooperazione fra i popoli. Un anno fa in Italia chiaramente indicammo con libere elezioni la nostra preferenza per il sistema democratico: e quotidianamente, questo nostro sentimento viene mantenuto vivo e rafforzato dal confronto significativo colle condizioni dei paesi governati non a regime dittatoriale di partito, quale noi stessi nel passato abbiamo avuto la sventura di sperimentare. Per mantenere la pace e garantire i diritti dell’uomo, che saranno argomento dei vostri odierni dibattiti, occorre unirsi in uno sforzo comune che deve essere inteso come salvaguardia, e quindi come difesa, di quei valori umani di cui perfino coloro che in pratica li oltraggiano non esitano a riconoscere l’importanza fondamentale.
Unione dell’Europa: sola formula per resistere alle forze disgregatrici di una civiltà millenaria, espressa dal vecchio continente. Ma unione, cui la stessa America guarda come al solo mezzo di ricostruire una unità del mondo, attraverso anche quei mezzi economici che nessuna politica sincera può ormai più ignorare, perché indispensabili per l’evoluzione sociale dell’umanità. Il nostro movimento deve sollecitare e animare l’iniziativa dei governi, diretta a costituire e sviluppare organi della realizzazione della unificazione europea. Ma il compito del movimento è ancora più vasto: ad esso spetta di avviare sempre meglio l’opinione pubblica nei vari paesi ad una comunanza di sentimenti e di idee; sola base efficace per l’ulteriore progresso della democrazia in un mondo ordinato e pacifico.
Ad esso spetta di tessere intorno ai governi quella salda e omogenea, fervida e intelligente solidarietà politico-morale che diventi la base sicura della pace e della libertà. Ad esso spetta, in una parola, di creare una società europea, consapevole della sua missione, e della sua cristiana civiltà profondamente permeata di quei principi di eguaglianza, di giustizia, di libertà, senza dei quali la nostra missione è destinata a fallire. Assente dal Vostro consesso per obblighi inderogabili di governo, desidero dirvi che sono certo che dallo svolgimento del vostro lavoro, che stringe intorno a caposaldi ben delineati le idee avanzate nella prima assise dell’Aja, verrà fuori l’enunciazione feconda di un programma che svolgeremo insieme. Rende minore il mio disappunto personale la certezza che Meuccio Ruini rappresenterà degnamente questi miei e suoi sentimenti e potrà offrirvi il contributo della sua persona di uomo politico e di insigne costituzionalista. Vi rinnovo il mio saluto e il mio augurio.
[Seconda versione] Signori, voi vi riunite in un’ora storica in cui l’unione dell’Europa non è più astrazione, ma fatto concreto che si evolve ormai di forza propria secondo l’impulso che il nostro Movimento, soprattutto, anticipando l’azione dei Governi ha contribuito così notevolmente a imprimergli: e noi ci rallegriamo dell’enorme progresso che questo ideale ha compiuto in questo breve volger di tempo. Vi sono Paesi in Europa – e noi siamo fra essi – che in modo particolare sentono la necessità che si stringa sempre più l’unione fra i popoli che amano di convivere e lavorare insieme in pace. Un anno fa in Italia chiaramente indicammo con libere elezioni la nostra preferenza per il sistema democratico: e, quotidianamente, questo nostro sentimento viene mantenuto vivissimo e corroborato, oltre che dalla nostra naturale inclinazione, dal confronto continuo che ci viene imposto con un sistema diverso, negativo nell’essenza e nei mezzi, che è pronto, pur di trionfare, a sabotare l’economia e la pacifica convivenza interna delle nazioni e a sopprimere – come l’esperienza di questi giorni insegna – i diritti della personalità umana. Per mantenere la pace e garantire i diritti dell’uomo, che saranno argomento dei vostri […] dibattiti, occorre unirsi in uno sforzo comune che deve essere inteso come salvaguardia, e quindi come difesa, di quei valori umani di cui perfino coloro che in pratica li oltraggiano non esitano poi a riconoscere l’importanza fondamentale.
Unione dell’Europa: sola formula per resistere alle forze disgregatrici di una civiltà millenaria, espressa dal vecchio continente. Ma unione, cui la stessa America guarda, come al solo mezzo di ricostruire una unità del mondo, attraverso anche quei mezzi economici che nessuna politica può ormai ignorare perché indispensabili per l’evoluzione sociale dell’umanità. Oggi, tratti dall’esperienza di questa guerra, dallo sforzo costante dei singoli movimenti che voi rappresentate, del nostro che li ha accomunati, la parola è ai Governi: per quelle soluzioni di natura pratica che devono ormai avviare, non tanto nell’utopia quanto nella pratica, l’unificazione europea ai fini di un sistema di solidarietà e della libera e pacifica convivenza dei continenti e delle nazioni, in cui la diversa ideologia politica non può né deve riuscire di contrasto. Ma il compito dei movimenti non è per questo meno alto e importante: ad essi spetta di avviare sempre meglio l’opinione pubblica nei vari paesi ed una comunanza di sentimenti e di idee che deve costituire la sola base efficace per l’ulteriore progresso della democrazia in un mondo ordinato e pacifico.
Ad essi spetta di costituire intorno ai governi quella salda e omogenea, fervida e intelligente intelaiatura che renda impossibile lo sviare dell’uno o dell’altro governo verso nuove formule totalitarie, di guerra o di violenza. Ad essi spetta, in una parola, di creare una società europea, consapevole della sua missione, profondamente permeata di quei principi di uguaglianza, di giustizia, di libertà, senza dei quali la nostra stessa missione di uomini è destinata a fallire. Assente dal Vostro consesso per obblighi inderogabili di governo, desidero dirvi che sono certo che dallo svolgimento del vostro lavoro, che stringe intorno a caposaldi ben delineati le idee avanzate nella prima assise dell’Aja, verrà fuori l’enunciazione feconda di un programma verso cui procederemo insieme Rende minore il mio disappunto personale la soddisfazione di sapere che all’Assemblea di Bruxelles prende il mio posto il senatore Meuccio Ruini: uomo della resistenza antifascista, che, dopo la vittoria delle forze democratiche, ha presieduto, come ministro della Ricostruzione, e più recentemente come presidente della Commissione per la elaborazione della carta costituzionale, ad attività che simboleggiano il volto nuovo dell’Italia. Vi rinnovo intanto il mio saluto e il mio augurio.
(Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi, Affari Esteri, X, a, 7)