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Il 5 gennaio 1952, Alcide De Gasperi inaugura il nuovo anno illustrando via radio agli italiani le ragioni della politica europeista dei suoi governi e del progetto federativo in corso di elaborazione, volto a garantire sicurezza, democrazia e libertà. Per la crescita socio-economica dell’Italia, menziona anche l’importanza di un’effettiva realizzazione della Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio (CECA), di cui il Parlamento avrebbe iniziato di lì a breve la discussione.
«Non vi parlerò dell’Italia, ma dell’Europa e non dell’Europa di ieri e di oggi, ma dell’Europa di domani, di quell’Europa che vogliamo ideare, preparare e costruire. Che cosa s’intende fare quando si parla di una Federazione europea? Ecco all’ingrosso di che si tratta: di una specie di grande Svizzera, che comprende italiani, francesi e tedeschi: tutta gente divenuta pacifica, laboriosa e prospera. Ma taluno domanderà perché a proposito di questa impresa pacifica, si parla sempre di eserciti, di organizzazione militare, di armamenti. Rispondo che così si presentano le cose nella storia. La Svizzera come è nata? Da una necessità di comune difesa. Gli Stati Uniti come sono nati? Da una guerra di indipendenza, da un ideale di libertà.
Tutte le altre Confederazioni più o meno sono nate da questa esigenza reale di popoli che sentono la necessità di mettere insieme i loro sforzi per costruire qualcosa di nuovo e dare un assetto diverso alla loro vita comune e collettiva. Ecco perché non c’è nulla di strano che questa idea vada maturando, che questa possibilità si apra sull’orizzonte dell’avvenire e si apra proprio nel momento in cui si discute di armi, di riarmo, di necessaria difesa, di mettersi insieme per la difesa delle proprie libertà.
Ma non bisogna confondere quella che è l’occasione, il mezzo, la via per la costruzione, cioè il punto di partenza, con la costruzione stessa, col nostro ideale. Non è che vogliamo creare un’organizzazione di armati, un campo trincerato in cui sia sempre necessario stare in armi per difenderci. Nient’affatto. Cerchiamo di metterci insieme a difendere la nostra vitalità, le nostre possibilità di sviluppo per scoraggiare i tentativi che possono venire da qualsiasi parte per renderci impossibile questo sviluppo. Non è detto che questo sforzo debba durare eternamente, ma solo il periodo critico, superato il quale, questa impresa si svilupperà permanentemente nella nostra vita collettiva.
Sapete qual è la vera difficoltà di questa grossa impresa? È quella economico-finanziaria, poiché una vita comune federativa si fonda sopra un principio che è quello di pagare in proporzione alle proprie possibilità. Non si può fare un’eguaglianza assoluta in base al numero, ma bisogna contribuire proporzionatamente alle proprie possibilità, cioè alla propria ricchezza. Naturalmente qualche popolo che ha più esperienze e meriti e che ha guadagnato una posizione più prospera, è portato a difendere questo privilegio storico. Ma nella Federazione, allargandosi le possibilità, c’è un certo livello della fonte delle ricchezze e della possibilità di goderne. Abbiamo un esempio pratico: prossimamente al Parlamento si comincerà a discutere il Piano Schuman per il carbone e l’acciaio.
Questa è una questione grossa, anzi è più grossa di quello che si immagina. Si tratta di mettere insieme la produzione del carbone e dell’acciaio e poi distribuirne l’uso con una certa proporzionalità riguardo all’esigenza e ai bisogni. Più grave ancora è il problema quando si tratta di mettere insieme non già carbone, ma uomini armati, eserciti. Nessuna meraviglia che ci siano delle titubanze a buttarsi in una impresa nuova, mettendo in pericolo acquisizioni già ottenute, e formare una struttura nuova, la quale evidentemente non può che fondarsi su strutture antiche ricostruendole in un tessuto nuovo. Le titubanze ci sono e sono giustificate. Non bisogna meravigliarsene. Tutte le cose nuove ci vengono attraverso uno sforzo, una gradualità, una volontà, ed è naturale che si trovino delle resistenze»
(Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi)