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Dichiarazioni alla stampa, 22 febbraio 1952
L’on. De Gasperi, prendendo la parola sul rapporto Schuman faceva anzitutto rilevare come le numerose difficoltà che si frapponevano alla realizzazione della CED fossero ormai in via di superamento, e sottolineava la convinzione dell’Italia che la CED debba in breve venir completata da un’associazione a carattere politico che realizzi una struttura federale e confederale. Io credo – diceva l’on. De Gasperi – che sia giusto sottolineare lo spirito di conciliazione e di buona volontà, lo spirito veramente europeo con cui tutte le Delegazioni hanno lavorato, coscienti dell’importanza capitale che il successo dei nostri sforzi aveva per la difesa comune. Questo spirito non ha animato soltanto le Delegazioni dei sei Paesi chiamati a costituire la CED, ma anche tutti i membri del Patto Atlantico. L’on. De Gasperi ricordava poi come attraverso la CED sarà possibile alla Germania di contribuire allo sforzo comune della difesa della Europa occidentale consentendo allo stesso tempo una stretta fusione delle forze dei sei Paesi.
L’ordine del giorno approvato dal Parlamento francese – osservava De Gasperi – ha sottolineato la volontà della Francia di concorrere con tutta la sua energia all’edificazione di una Europa unita e di assicurare la subordinazione dell’Esercito europeo ad un potere politico supernazionale sia pure di competenza limitata ma effettiva e responsabile di fronte ai rappresentanti delle assemblee e dei popoli europei associati. Nessun Governo più di quello italiano ha coscienza del fatto che l’Associazione dei sei Paesi nella CED dovrà portarsi entro breve termine a completare l’integrazione sul piano politico realizzando un’organizzazione a carattere federale. È questo un punto – diceva l’on. De Gasperi – al quale il Governo italiano attribuisce una importanza fondamentale. Una semplice associazione di forze armate non sarebbe uno strumento efficace, una unione che potrebbe durare nel tempo, se non fosse seguita dai necessari sviluppi politici.
L’on. De Gasperi, sottolineava poi la necessità di tenere presente nella formulazione definitiva degli impegni giuridici contenuti nel trattato costitutivo della comunità, la necessità di rispettare le esigenze delle singole costituzioni nazionali e concludeva il suo discorso affermando che la collaborazione fra la comunità atlantica e la comunità europea è necessaria ed essenziale; pur in tale stretta collaborazione le due organizzazioni conserveranno la loro differente fisionomia, la NATO costituendo la solida organizzazione della comunità atlantica e il baluardo della difesa del popolo libero e la CED il nucleo della Federazione europea. […]
Il presidente del Consiglio, on. De Gasperi, al termine della seduta ne commentava i risultati dichiarando: Con il patto odierno delle 14 nazioni, la prima fase dei nostri sforzi può dirsi conclusa. Ora la parola decisiva spetta ai parlamenti; ma la creatura nata oggi a Lisbona dalla volontà di pace dei popoli liberi è viva e vitale. Rispondendo poi ad alcune domande rivoltegli dai giornalisti, l’on. De Gasperi, affermava: È naturale che i ministri delle potenze occupanti vedano nel progredire della Comunità di Difesa europea anzitutto il fatto che essa chiude il periodo del dopoguerra tedesco e nessuno può negare l’importanza anche di questo esaurirsi in una costruzione pacifica di un urto così vasto e così tragico. Ma, al di là di questo ciclo noi tutti, occupanti o no, che abbiamo fin da principio spinto più in alto le ali della speranza, possiamo celebrare anche l’inizio di una nuova storia europea. La navigazione sarà ancora difficile – ha concluso il presidente del Consiglio – ma, al punto in cui siamo, ritengo ormai escluso che la nave possa fare naufragio.
(“Il Popolo”, 23 febbraio 1952)